Il mercato dell’arte in Italia: Gabriella Crespi da Piasa a Parigi

Gabriella Crespi, 'Fungo' dalla serie 'Rising Sun', lampada, 1974, bambu e ottone, 84 × 61 cm, stima €5.000-7.000, Courtesy Piasa, Paris

Gabriella Crespi, 'Fungo' dalla serie 'Rising Sun', lampada, 1974, bambu e ottone, 84 × 61 cm, stima €5.000-7.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Fungo’ dalla serie ‘Rising Sun’, lampada, 1974, bambu e ottone, 84 × 61 cm, stima €5.000-7.000, Courtesy Piasa, Paris
PARIGI – La casa d’aste francese Piasa celebra la designer italiana Gabriella Crespi con un’asta che si terrà il 26 novembre. Auction Central News ha intervistato al riguardo il vice-presidente di Piasa Frédéric Chambre.

Chi è Gabriella Crespi?

Gabriella Crespi è una designer, artista, socialite e musa della moda italiana. Nata nel 1922, è cresciuta in Toscana, vicino a Firenze, prima di studiare architettura al Politecnico di Milano, dove ha scoperto Le Corbusier e Frank Lloyd Wright. Sposandosi è entrata a far parte di una delle famiglie più ricche d’Italia, che possedeva il Corriere della Sera e un impero tessile. Da Roma e Milano ha assunto i migliori artigiani per la produzione dei suoi oggetti.

Perché è importante nella storia del design? Che cosa rappresenta il suo lavoro?

Gabriella Crespi ha sempre trasmesso un modo di vivere in sintonia con i suoi tempi, pieni di libertà, ed è stata pioniera dello “bohemien-chic”, un mix di ispirazione anni 70 e tradizione italiana. Anche se il suo stile si sposa perfettamente con materiali come legno, bambù, specchio e plexiglas, la maggior parte degli oggetti caratteristici di Gabriella Crespi sono in metallo – in particolare in ottone. In tutti gli oggetti di Gabriella Crespi la stessa importanza è attribuita all’estetica così come alla funzionalità, e anche alla multifunzionalità: i tavolini da salotto sono più alti, le librerie si trasformano in pareti divisorie, le poltrone si trasformano in letti … .

Che cosa l’ha ispirata? Chi sono stati i suoi mentori?

Trova la sua ispirazione nelle forze della natura, nelle quali sente un valore simbolico. Su queste solide basi ha fondato il suo progetto di vita. Alla domanda su i suoi maestri, Gabriella Crespi nomina alcune grandi figure del mondo dell’architettura come Frank Lloyd Wright, al quale si sente vicina soprattutto per quanto riguarda lo spirito locale di Taliesin West, dove l’architetto ha fondato il suo insegnamento sull’osservazione della verità dei grandi spazi aperti e ha messo a punto le sue Prairie houses per servire l’uomo e la sua famiglia. Anche Le Corbusier è tra i suoi modelli. Di lui apprezza quella che era la sua abitudine a raccogliere oggetti, come conchiglie o legni. Con semplici gesti ha dato vita alla sua arte sia come pittore che come architetto. Apprezza il modo in cui ha preso la natura come modello, in cui ha catturato la luce, le sue linee audaci e l’approccio minimalista.

Quanti oggetti offrite e quali sono le fasce di prezzo?

L’asta include 75 oggetti da 600 a 40.000 euro.

Da dove provengono gli oggetti in vendita?

Gli oggetti in vendita provengono da diverse collezioni private e tutti i lotti sono stati certificati dall’archivio di Gabriella Crespi.

Quali sono gli oggetti più importanti in vendita e perché sono significativi nella sua produzione?

Il tavolo da pranzo convertibile, diviso in tre parti, parte della sua celebre serie “Yang Yin” del 1979, è un perfetto mix di ottone e legno laccato (stima €20.000-30.000). Altri esempi sono l’ingegnoso cassettone con doppia apertura “Mr-Mme” (stima €20.000-30.000), e il letto in ferro e ottone “Sheherazade” (stima €30.000-40.000). Altri oggetti importanti sono una lampada “Fungo” in canna di bambù e ottone della serie “Sol Levante” (stima €5.000-7.000), e il suo tavolino-scultura del 1976 (stima €20.000-30.000). Per le sculture, la vendita offre l’elegante “Struzzo” placcato in argento e cesellato a mano, con un vero uovo di struzzo (stima €2.500-3.000).

Gli oggetti di Gabriella Crespi sono frequenti sul mercato?

Il mercato non offre molte di opere di Gabriella Crespi. La maggior parte delle sue opere sono state prodotte in edizione limitata ed erano rare e molto ricercate già negli anni 70 – e tanto più oggi. I suoi oggetti sono rari ed erano per lo più il risultato di commissioni.

Ci sa nominare dei musei o delle collezioni private che conservano i suoi lavori?

Purtroppo il lavoro di Gabriella Crespi non è ancora rappresentato come dovrebbe nelle collezioni dei maggiori musei internazionali, anche se è stato esposto in istituzioni come Palazzo Reale a Milano. Il suo lavoro è comunque incluso in molte importanti collezioni private in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti.

Perché avete scelto “Timeless”, senza tempo, come titolo della vendita?

Anche se Gabriella Crespi prodotto principalmente negli anni 60 e 70, il suo lavoro è riuscito ad attraversare i decenni in modo molto impressionante, con la stessa forza e spirito di innovazione. 40 anni dopo, le sue creazioni restano senza tempo, così come la sua grande bellezza. Gabriella è diventata un’icona senza tempo.


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Gabriella Crespi, 'Fungo' dalla serie 'Rising Sun', lampada, 1974, bambu e ottone, 84 × 61 cm, stima €5.000-7.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Fungo’ dalla serie ‘Rising Sun’, lampada, 1974, bambu e ottone, 84 × 61 cm, stima €5.000-7.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, 'Mr / Mme', cassettiera, 1972, ottone e metallo cromato, 79 × 120 × 55 cm, stima €15.000-20.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Mr / Mme’, cassettiera, 1972, ottone e metallo cromato, 79 × 120 × 55 cm, stima €15.000-20.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, 'Mr / Mme', cassettiera, 1972, ottone e metallo cromato, 79 × 120 × 55 cm, stima €15.000-20.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Mr / Mme’, cassettiera, 1972, ottone e metallo cromato, 79 × 120 × 55 cm, stima €15.000-20.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, 'Yang Yin' dalla serie 'Plurimi', tavolo modulare, 1979, ottone e legno laccato, 76,5 × 225 × 122 cm, stima €20.000-30.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Yang Yin’ dalla serie ‘Plurimi’, tavolo modulare, 1979, ottone e legno laccato, 76,5 × 225 × 122 cm, stima €20.000-30.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, 'Bureau Z', acciaio spazzolato, legno, vetro, 1974, 78,5 × 149,4 × 75,3 cm, stima €40.000-60.000, Courtesy Piasa, Paris
Gabriella Crespi, ‘Bureau Z’, acciaio spazzolato, legno, vetro, 1974, 78,5 × 149,4 × 75,3 cm, stima €40.000-60.000, Courtesy Piasa, Paris

Il mercato dell’arte in Italia: Cambi apre un dipartimento di auto

Tuta di Michael Schumacher. Courtesy Cambi, Genova

Tuta di Michael Schumacher. Courtesy Cambi, Genova
Tuta di Michael Schumacher. Courtesy Cambi, Genova
GENOVA, Italia – La casa d’aste genovese Cambi ha aperto un nuovo dipartimento dedicato alle auto e moto d’epoca, il primo in Italia. ACN ha intervistato al riguardo Matteo Cambi, fondatore della casa d’aste.

Q: Da dove nasce l’idea di aprire un dipartimento dedicato alle auto e moto d’epoca?

R: Da un’attenta analisi di mercato e anche dalla considerazione che numerosi nostri clienti, sia italiani che stranieri, sono appassionati e/o collezionisti del mondo motoristico.

Q: Quando e dove si terrà la prima asta? Quante saranno le aste ogni anno?

R: Terremo un’asta inaugurale del dipartimento nella prima settimana di Dicembre esclusivamente online, per poi debuttare con le tradizionali aste tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo nella nostra sede di Milano. Intendiamo realizzare due aste l’anno, e valutare la realizzazione di aste specifiche per eventuali collezioni importanti.

Q: È il primo dipartimento del genere in Italia. Da dove deriva questa mancanza?

R: È un campo interessante che presenta risultati rilevanti in paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, dove c’è una tradizione in questo settore. Allo stesso tempo ci rendiamo conto che sicuramente ha una gestione complessa sotto l’aspetto degli spazi, e questo può essere un deterrente, inoltre è un mercato che necessita di un’approfondita conoscenza del settore, dei collezionisti e dei numerosi modelli di veicoli e automobilia. Infine, è necessario disporre di una clientela di acquirenti estera, poiché soprattutto negli ultimi anni i clienti di auto e moto d’epoca sono stranieri.

Q: Che cosa offrirà questo nuovo dipartimento di Cambi? Su che cosa punterete?

R: Considerato che siamo una casa d’aste italiana, e che il nostro paese ha una storia motoristica tra le più ricche a livello mondiale, desideriamo puntare in prevalenza sui marchi e i prodotti italiani. Oltre alle auto e moto d’epoca, tratteremo le supercars e le moto moderne prestigiose da collezione, e gli oggetti di automobilia (tute e caschi di piloti, trofei, cimeli, documenti cartacei,ecc.)

Q: Ci può anticipare qualche highlight che Cambi offrirà alla prima asta?

R: Alle nostre prime aste proporremo articoli legati al mondo Ferrari, alcuni dei quali esclusivi e rari perchè inerenti alla Formula 1, così come automobili moderne da collezione quali esempio due esemplari di Alfa Romeo Roadster Zagato (vettura prodotta in meno di 300 esemplari) dei primi anni ’90. Inoltre avremo motociclette dei marchi Moto Guzzi (anteguerra) e Vespa (fine anni ’40 primi anni ’50) che, oltre ad essere importanti e celebri marchi a livello mondiale, hanno un’origine genovese come la nostra casa d’aste.

Q: Quali sono le auto e moto d’epoca più richieste? Quali sono i loro prezzi?

R: Le automobili più richieste a livello internazionale sono legate ai celebri marchi Ferrari, Alfa Romeo, Maserati, Bugatti, Mercedes, Zagato, Carrozzeria Touring, e presentano valori che possono andare dalle diverse centinaia di migliaia di euro sino a diversi milioni per singola vettura. Bisogna dire che l’acquisto di un veicolo d’epoca, sia che costi milioni di euro che diverse decine di migliaia di euro, se è ben effettuato rappresenta un investimento economico interessante, tanto che l’automobile d’epoca viene considerata un ottimo bene rifugio.

Q: Per un collezionista che si appresta a entrare in questo mercato, quali sono le cose da sapere e a cui prestare attenzione? Che tipo di investimento è necessario?

R: Per un collezionista che si affaccia su questo mercato, le cose da sapere sono molteplici.

Innanzitutto bisogna distinguere se si acquista per il piacere di possedere l’oggetto, o per investimento, poiché le scelte avranno una natura differente. Detto questo le principali valutazioni da farsi sono inerenti allo stato della vettura, in quanto i valori di acquisto sono ben differenti se è perfettamente restaurata o se necessita restauro. Per possedere un veicolo d’epoca e goderne la passione, possono bastare anche 10.000-15.000 euro per un’automobile e 5.000-10.000 per una motocicletta.

Q: Quali sono le vendite storiche eccezionali nell’ambito delle auto e moto d’epoca?

R: Negli ultimi anni si sono susseguite diverse vendite eccezionali. Sono numerose le vetture che hanno quotazioni superiori al milione di euro, e negli ultimissimi anni i valori stanno crescendo tanto che alcune vetture storiche e prodotte in pochissimi esemplari (Ferrari in primis) hanno raggiunto cifre record tra i 10 e i 25 milioni di euro.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.cambiaste.com


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Tuta di Michael Schumacher. Courtesy Cambi, Genova
Tuta di Michael Schumacher. Courtesy Cambi, Genova
Accendino Zippo prodotto per il marchio 1000Miglia, 2009. Courtesy Cambi, Genova
Accendino Zippo prodotto per il marchio 1000Miglia, 2009. Courtesy Cambi, Genova
JR, Dipinto Aerografo Alfa Romeo Tipo 8C 2900B Berlinetta Touring 1938, 100x70 cm. Courtesy Cambi, Genova
JR, Dipinto Aerografo Alfa Romeo Tipo 8C 2900B Berlinetta Touring 1938, 100×70 cm. Courtesy Cambi, Genova
Vespa TAP - Troupes Aéro Portées, 1956-59. Courtesy Cambi, Genova
Vespa TAP – Troupes Aéro Portées, 1956-59. Courtesy Cambi, Genova

Il mercato dell’arte in Italia: 90 anni di Pandolfini

Alberto Burri, Bianco Nero, 1952, olio, stoffa e corda su tela, cm 50x80, stima €1.000.000-1.500.000. Courtesy Pandolfini
Alberto Burri, Bianco Nero, 1952, olio, stoffa e corda su tela, cm 50x80, stima €1.000.000-1.500.000. Courtesy Pandolfini
Alberto Burri, Bianco Nero, 1952, olio, stoffa e corda su tela, cm 50×80, stima €1.000.000-1.500.000. Courtesy Pandolfini

FIRENZE, Italia – La casa d’aste fiorentina Pandolfini festeggia 90 anni di attività con tre appuntamenti all’asta d’eccezione che si terranno il 28 ottobre. La prima vendita sarà dedicata ad una serie di importanti maioliche rinascimentali (ore 17); seguirà un’asta preparata nel corso di un anno intero composta da 34 lotti selezionati da ogni singolo dipartimento della casa d’aste (ore 19); infine sarà messo in vendita un capolavoro di James Tissot.

La storia di Pandolfini comincia nel 1924 quando Luigi Pandolfini, che possedeva un negozio di mobili a Firenze, iniziò ad organizzare saltuariamente delle vendite all’asta. Tale attività, portata avanti da Luigi Pandolfini insieme al figlio Cirano e al nipote Sergio, si sviluppò con gli anni tanto che già alla fine degli anni Trenta si tenne la prima asta rilevante con oggetti di grande valore artistico: quella della collezione di Villa Marten a Settignano. Dopo il secondo conflitto mondiale le aste rappresentavano il modo più veloce per la popolazione era stremata dalla guerra per realizzare guadagni dalla vendita di oggetti di famiglia risparmiati dai bombardamenti. Proprio nel dopoguerra, più precisamente nel 1954, la casa d’aste si trasferì in quella che tuttora è la sua sede, Palazzo Ramirez Montalvo di Borgo degli Albizi puntando ad offrire oggetti sempre più selezionati per garantire prestigio e valore artistico. Per ogni asta venivano anche stampati cataloghi con ampie descrizioni su qualità e provenienza dell’opera.

Pandolfini è così cresciuta aggiudicandosi vendite di importanti eredità e collezionisti private. Per esempio, tra le aste storiche c’è stata quella degli arredamenti di Villa Papiniano a San Domenico di Fiesole e del “Tasso” all’Isola d’Elba nel 1972; entrambe erano parte dall’eredità di Mr. Hugh Sartorius Withaker, uno straniero che si era stabilito in Toscana negli anni Cinquanta e aveva raccolto opere d’arte e arredi di valore. Un’altra tappa storica è stata la dispersione dei beni provenienti dall’eredità della Contessa Margit Berchtold. In questo caso, oltre ai tradizionali settori trattati da Pandolfini e cioè mobili antichi e dipinti, si aggiunsero opere d’arte moderna e oggetti cinesi, indiani e nepalesi in corallo e pietre dure. Proprio negli anni 70 Pandolfini espanse il proprio campo di attività dedicandosi a ceramiche, terrecotte e porcellane.

Negli anni 80 – anni febbrili per il mercato dell’arte – Pandolfini ampliò ulteriormente i settori di attività; tra le vendite eccezionali di questi anni si ricordano la dispersione degli arredi della villa Querceto di Firenze e della tenuta di Vigarano Mainarda di Ferrara, appartenenti all’eredità del Marchese Uberto Strozzi Sacrati nel 1983-84, e quella dei beni appartenenti alla Contessa Tamara De Larderel, nata Rucellai nel 1984-85.

Anche negli anni 90 il mercato è rimasto competitivo ma Pandolfini è riuscita ad aggiudicarsi le vendite di collezioni come quelle della famiglia Antinori Buturlin, di Dino Gavina, la Collezione Liverani, gli arredi della Villa Medicea di Lappeggi e gli arredi del Palazzo della Gherardesca a Firenze. Inoltre si ricorda l’asta Antonio, Fosco e Grato Maraini e la vendita di dipinti, arredi ed oggetti provenienti dalla casa torinese di Carlo Fruttero.

Oggi Pandolfini conta sedi a Firenze, Roma e Milano e quasi trenta collaboratori. Tiene circa venti aste all’anno in tutti i settori del mercato, dall’arte antica ai vini pregiati. L’asta del 28 ottobre includerà pezzi eccezionali tra cui un altorilievo di Lorenzo Ghiberti e bottega rappresentante la Madonna col bambino protetto dal manto del 1420 circa, stimato 60.000-80.000 euro e un dipinto di Giovan Battista Spinelli, “David con la testa di Golia”, stimato 120.000-150.000 euro tra le opere dei maestri antichi. Tra le opere dell’Ottocento ci sarà un bronzo di Medardo Rosso,”Aetas Aurea”, stimato 50.000-80.000 euro; mentre tra le opere contemporanee ci sarà un’importante opera di Alberto Burri, “Bianco Nero” del 1952, stimato 1-1,5 milioni di euro. Tra i gioielli ci sarà un’eccezionale collana di Cartier in platino, oro bianco e diamanti stimata 250.000-300.000 euro.

Un catalogo a parte, come dicevamo, è dedicato al dipinto del pittore francese anglofilo James Tissot “I Rivali”, stimato 600.000-1.000.000 euro. Nell’opera, che è appartenuta a Paolo Ingegnoli, importante collezionista italiano dell’Ottocento, Tissot rappresentò la sua amata, Kathleen Newton, circondata da ammiratori all’interno dell’impressionante giardino d’inverno pieno di piante esotiche che egli fece costruire accanto al suo studio di Londra. Tissot fu, infatti, un ritrattista di grande successo presso i ricchi collezionisti inglesi grazie alla sua capacità di ritrarre fedelmente i suoi modelli e di scegliere pose e ambientazioni, ma anche di comprendere il mercato e le tipologie di ritratti che potevano attrarre clienti diversi. Solo tre anni dopo la realizzazione dell’opera Kathleen Newton morì di tubercolosi, l’artista vendette la casa, abbandonò Londra e tornò per sempre a Parigi.

 


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Alberto Burri, Bianco Nero, 1952, olio, stoffa e corda su tela, cm 50x80, stima €1.000.000-1.500.000. Courtesy Pandolfini
Alberto Burri, Bianco Nero, 1952, olio, stoffa e corda su tela, cm 50×80, stima €1.000.000-1.500.000. Courtesy Pandolfini
Cartier, Collana in platino, oro bianco e diamanti, stima €250.000-300.000. Courtesy Pandolfini
Cartier, Collana in platino, oro bianco e diamanti, stima €250.000-300.000. Courtesy Pandolfini
Lorenzo Ghiberti e bottega, Madonna col bambino protetto dal manto, 1420 ca., altorilievo, cm 71x56x20, stima €60.000-80.000. Courtesy Pandolfini
Lorenzo Ghiberti e bottega, Madonna col bambino protetto dal manto, 1420 ca., altorilievo, cm 71x56x20, stima €60.000-80.000. Courtesy Pandolfini
Medardo Rosso, Aetas Aurea, 1886-1889, bronzo patinato, altezza cm 40,2, stima €50.000-80.000. Courtesy Pandolfini
Medardo Rosso, Aetas Aurea, 1886-1889, bronzo patinato, altezza cm 40,2, stima €50.000-80.000. Courtesy Pandolfini
James (Jacques Joseph) Tissot, Rivali, 1878-79, olio su tela, cm 92x68, stima €600.000-1.000.000. Courtesy Pandolfini
James (Jacques Joseph) Tissot, Rivali, 1878-79, olio su tela, cm 92×68, stima €600.000-1.000.000. Courtesy Pandolfini

Il mercato dell’arte in Italia: Le Italian Sales a Londra

Le Italian Sales a Londra

LONDRA – Londra si prepara a celebrare l’arte italiana con le Italian sales, da Christie’s il 16 ottobre e da Sotheby’s il 17, e intanto cresce l’attenzione e la domanda per gli artisti del nostro dopoguerra. Nella capitale inglese aprono in questi giorni numerosissime mostre dedicate ad artisti come Mario Merz (alla Pace Gallery fino all’8 novembre), Enrico Castellani (inaugura il nuovo spazio londinese di Dominique Lévy il 13 ottobre insieme a Donald Judd e Frank Stella), Alighiero Boetti (i suoi monocromi sono da Luxembourg & Dayan dal 13 ottobre e la stessa galleria ha in programma altre mostre di Mario Schifano, Enrico Baj e Alberto Burri). E altri ancora saranno esposti a Frieze Masters: Marian Goodman porterà Giovanni Anselmo, Giulio Paolini e Giuseppe Penone; Luxembourg & Dayan proporrà Manzoni, Fontana e Burri.

Sono loro i protagonisti delle Italian Sales, appuntamenti annuali che negli ultimi anni sono cresciuti enormemente. Basti pensare che quando Christie’s ha inaugurato questa serie di aste, nel 2001, il totale era stato di 4 milioni di sterline, mentre all’ultimo appuntamento, nel 2013, il totale ha raggiunto i 27 milioni. Lo scorso febbraio si è arrivati addirittura a 38 milioni di sterline con la vendita della collezione italiana “Eyes Wide Open, An Italian Vision”.

E allora che cosa ci aspetta quest’anno?

L’asta di Christie’s proporrà mezzo secolo di arte italiana a partire da artisti moderni come Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico e Marino Marini. Di quest’ultimo verrà offerta una scultura di “Cavaliere” che richiama da vicino “L’angelo della città”, la famosa opera posta all’ingresso della Peggy Guggenheim Collection di Venezia (stima: £800.000-1.200.000). Ci saranno naturalmente i maestri del dopoguerra Alberto Burri con “Rosso Nero” (stima: £1.000.000-1.500.000; ricordiamo che l’anno prossimo ricorre il centenario dalla sua nascita e il Guggenheim di New York gli dedicherà un’importante retrospettiva a partire da ottobre), Lucio Fontana con “Concetto Spaziale”, opera eseguita all’alba dell’era spaziale, l’anno dopo il primo viaggio nello spazio di Yuri Gagarin (stima: £1.000.000-1.500.000), Piero Manzoni ed Enrico Castellani, i due fondatori della galleria e rivista AZIMUT/H, a cui la Peggy Guggenheim Collection di Venezia dedica in questi giorni una mostra (fino al 19 gennaio).

Non mancherà l’Arte Povera con un capolavoro di Alighiero Boetti: la “Colonna” del 1968 che segna il culmine delle prime sperimentazioni dell’artista sull’Arte Povera e l’inizio della direzione più concettuale della sua produzione (stima: £1.500.000-2.000.000). Si tratta di una colonna di aspetto classico realizzata assemblando un materiale ordinario e modesto come i centrini di carta per torte impilati uno sopra l’altro su un’asta di ferro centrale. È un esemplare unico realizzato per una delle prime mostre dedicate all’Arte Povera a Roma ed è la prima di un gruppo di nove colonne che Boetti realizzò durante il 1968.

L’offerta di Sotheby’s risale fino ai primi del Novecento con un’importante opera su carta del 1913 di Giacomo Balla proveniente dalla collezione di Alfred Barr, leggendario fondatore e direttore del MoMA di New York. L’opera, intitolata ” Volo di rondini”, era stata acquistata da Barr durante un viaggio a Roma nel 1948 come regalo a sua moglie Margherita Scolari Barr (stima: £180.000-250.000). Seguono opere degli anni 30 di De Chirico e Morandi e anche qui una scultura di “Cavaliere” di Marino Marini (stima: £750.000-1.000.000). Tra le opere più importanti della vendita c’è, poi, una tela orizzontale di Domenico Gnoli intitolata “Waist Line” (stima: £2.000.000-3.000.000), realizzata all’apice della sua carriera, poco prima di morire nel 1969. Appartiene ad una serie di 43 opere che rappresentano frammenti di vita quotidiana con un’estetica nostalgica e rivoluzionaria rispetto alla tradizione della pittura figurativa.

Degli anni 60 ci sono anche quattro opere molto importanti provenienti dalla collezione dell’ingegnere Giobatta Meneguzzo. Si tratta di “Teatrino Bianco” di Lucio Fontana (stima: £400.000-600.000), “Bianco” di Agostino Bonalumi (stima £300.000-400.000), “Bianco” di Turi Simeti (stima: £80.000-120.000) e “Superficie Bianca” di Enrico Castellani (stima: £1.000.000-1.500.000). Le quattro opere formano una sorta di manifesto del Gruppo Zero intitolato “Lo scarabeo sotto la foglia”, dal nome dell’abitazione del collezionista, realizzata nel 1965 da Giò Ponti e Nanda Vigo. Il Gruppo Zero è in questo momento oggetti di grandi attenzioni grazie alla mostra “ZERO Countdown To Tomorrow” che inaugura il 10 ottobre al Guggenheim di New York. Già nel 2010 Sotheby’s ha offerto una collezione privata di opere del gruppo Zero, quella degli austriaci Anna e Gerhard Lenz, che ha duplicato la stima pre-asta realizzando 23 milioni di sterline.

Infine Sotheby’s offrirà all’asta un capolavoro di Piero Manzoni, esposto alla Tate di Londra nel 2005 e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1971: un “Achrome” monumentale del 1958-59. Esistono solo nove esemplari di queste dimensioni di cui uno è al Pompidou, uno alla GAM di Torino, uno al Mumok di Vienna e uno nella Collezione Rachowsky di Dallas. La stima dell’opera è 5.000.000-7.000.000 di sterline.

 


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Il mercato dell’arte in Italia: Mario Merz a Londra

Mario Merz, ‘Igloo con vortice,’ 1981 tecnica mista su tela, bastoni, bottiglie e tubi al neon, 280 x 270 x 50 cm. Courtesy Pace London.

Mario Merz, ‘Igloo con vortice,’ 1981 tecnica mista su tela, bastoni, bottiglie e tubi al neon, 280 x 270 x 50 cm. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Igloo con vortice,’ 1981 tecnica mista su tela, bastoni, bottiglie e tubi al neon, 280 x 270 x 50 cm. Courtesy Pace London.
LONDRA – Dal 26 settembre all’8 novembre la galleria Pace di Londra dedica una mostra a Mario Merz, realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, con opere dagli anni ’60 al 2003, anno della scomparsa dell’artista. È la prima a Londra da 20 anni a questa parte. Per l’occasione Pace pubblica anche un catalogo con le opere in mostra e materiali d’archivio. Auction Central News ha intervistato al riguardo Tamara Corm, direttrice da Pace a Londra.

Come mai avete deciso di dedicare una mostra a Mario Merz?

Mario Merz non ha avuto una mostra in Gran Bretagna per più di venti anni. Era tempo di riportarlo a Londra. Stiamo lavorando a stretto contatto con la Fondazione Merz per mettere in piedi questa mostra ed è un onore lavorare con loro. Abbiamo incontrato Beatrice Merz e c’era l’opportunità e il bisogno di una mostra di Mario Merz a Londra – dal punto di vista storico, estetico e commerciale.

Come mai non c’è stata una mostra di Merz a Londra per così tanti anni?

È difficile da dire, ma c’è sicuramente una rinascita dell’Arte Povera in questo momento grazie alla recente dOCUMENTA (13), curata da Carolyn Christov-Bakargiev, una degli esperti di Arte Povera, poi la mostra di Giuseppe Penone a Versailles, ecc. Noi stiamo organizzando una piccola retrospettiva alla nostra galleria al 6 di Burlington Gardens, nel cuore di Mayfair, visitata dalla maggior parte dei collezionisti.

Ci può dire di più dell’ultima mostra a Londra nel 1993?

Era la mostra di Anthony d’Offay, presentata nel 1993 quando Merz era ancora vivo. Come la nostra mostra, presentava un igloo. La nostra esposizione presenta un igloo tripla che è l’ultimo realizzato e combina tutti gli elementi del linguaggio artistico di Merz. Merz ha iniziato a costruire igloo nel 1968 utilizzando una varietà di materiali, e questo in particolare unisce molti di questi oggetti naturali e industriali – per esempio metallo, neon, morsetti, argilla, vetro e pietra – nella sua struttura tripartita.

Com’è nata la collaborazione con la Fondazione Merz?

Abbiamo annunciato la collaborazione con la Fondazione Merz a Frieze l’anno scorso e ora stiamo allestendo questa piccola retrospettiva. Beatrice Merz sta supervisionando questa mostra con noi e siamo lieti che stia accadendo. Per ora ci stiamo concentrando su questa mostra che coinciderà con Frieze Art Fair e Frieze Masters – e parteciperemo a entrambe le fiere quest’anno.

Le opere in mostra saranno in vendita? Qual è il price range?

Sì, assolutamente. I prezzi sono su richiesta.

Qual è la provenienza delle opere?

Prevalentemente collezioni private europee e americane e anche dalla collezione Merz.

Come si è sviluppato il mercato di Merz negli ultimi anni?

È un buon momento per l’Arte Povera. Mario Merz è il padre fondatore, il punto di riferimento, quindi ha senso per noi mostrare le sue opere. Siamo conosciuti per la qualità museale delle nostre mostre e questa è una di esse. Merz ha avuto impatto su molti altri artisti di oggi, su coloro che hanno continuato il movimento dell’Arte Povera, e altri ancora.

E rispetto agli altri rappresentanti dell’Arte Povera?

Mario Merz è ancora sottovalutato. Per quanto concerne gli altri artisti dell’Arte Povera, è difficile a dirsi.

Quali sono le opere più richieste e perché?

Gli igloo e i Fibonacci sono i pezzi salienti di questa mostra perché colpiscono l’immaginario di tutti. C’è molta richiesta al riguardo. È interessante notare che in questa mostra sono incluse anche sculture e opere su carta che esprimono alcuni dei suoi motivi più duraturi. La mostra è su entrambi i piani della galleria con molto da scoprire o riscoprire.


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Mario Merz, ‘Igloo con vortice,’ 1981 tecnica mista su tela, bastoni, bottiglie e tubi al neon, 280 x 270 x 50 cm. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Igloo con vortice,’ 1981 tecnica mista su tela, bastoni, bottiglie e tubi al neon, 280 x 270 x 50 cm. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Spostamenti della terra e della luna sull'asse,’ 2003 triplo igloo, tubi di metallo, vetro, pietra, neon, morsetti, argilla. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Spostamenti della terra e della luna sull’asse,’ 2003 triplo igloo, tubi di metallo, vetro, pietra, neon, morsetti, argilla. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Piume sulle tavole,’ 1991 dipinto su tela, neon, argilla, 295 x 780 cm. Courtesy Pace London.
Mario Merz, ‘Piume sulle tavole,’ 1991 dipinto su tela, neon, argilla, 295 x 780 cm. Courtesy Pace London.
Mario Merz, 1970. Courtesy Pace London.
Mario Merz, 1970. Courtesy Pace London.
Mario Merz, 1973. Courtesy Pace London.
Mario Merz, 1973. Courtesy Pace London.

Il mercato dell’arte in Italia: Collezione della famiglia Martignone

MILANO, Italia – Dipinti del Settecento, mobili lombardi neoclassici, argenti tedeschi dell’Ottocento e altro ancora. Per i collezionisti di arti decorative e mobili antichi è in arrivo sul mercato una collezione di circa 500 oggetti provenienti da una nota famiglia nobiliare del nord Italia. Si tratta delle collezioni di antichità del Conte e della Contessa Martignone, originari di Como ed elevati a nobiltà nel Trecento da Ottone Visconti, arcivescovo di Milano. Gli oggetti erano conservati nella casa di famiglia di Milano, nel cuore della città, e nella loro residenza sul mare sulla costa ligure. L’asta si terrà a Londra il 24 settembre presso la casa d’aste Bonhams, che ha definito le residenze dei Martignone “le case in cui re, papi e primi ministri hanno fatto baldoria”. I Martignone, infatti, erano noti per la loro ospitalità. Tra i loro ospiti, per esempio, c’è stato l’ultimo re d’Italia, Umberto II.

Mentre il conte Ettore Martignone era un medico stimato, che ha servito all’interno della Croce Rossa durante la Seconda guerra mondiale, sua moglie Mariella (Maria) Martignone era imprenditrice e fondatrice dell’azienda chimica VAMPA. Oltre che per l’ospitalità, la coppia era famosa per la passione per le arti decorative e le antichità. Si stima che il totale della vendita della loro collezione supererà il milione di sterline.

 

La casa di Milano conteneva una collezione di dipinti antichi, mobili e oggetti d’arte italiani e francesi dal XVII all’inizio del XX secolo e una vasta collezione di argenti: non solo da tavola ma anche sculture con forme di animali e bicchieri dalle forme particolari.

 

Anche le pareti della casa di Genova erano adornate di dipinti dei maestri antichi, ma qui i mobili erano di provenienza nord-italiana e conferivano all’ambiente un carattere più locale. Inoltre la residenza genovese includeva i giardini con la collezione di statue classiche in marmo.

 

Tra i dipinti antichi più importanti all’asta ci sono un olio su tela con fiori, putti e frutta di Franz Werner von Tamm del 1694, stimato £25.000-35.000; due studi ad olio del XVII secolo di un seguace di Alessandro Gori, entrambi rappresentanti animali in un paesaggio fluviale, offerti in coppia per £10.000-15.000. Un altro pezzo forte è “Ritratto di ragazzo”, attribuito alla cerchia di Pier Francesco Cittadini, sempre del XVII secolo, stimato £10.000-15.000.

 

Tra gli arredi un pezzo importante è una coppia di tavoli della Lombardia dell’inizio del XIX secolo, probabilmente opera del famoso Giuseppe Maggiolini, che era il più famoso ebanista del periodo neoclassico italiano e ha creato pezzi per molte case reali europee dalla sua bottega milanese nel 1700. La coppia è stimata £12.000-18.000. La Lombardia, ed in particolare la città di Milano, erano famose per l’ebanisteria nel periodo neoclassico, uno stile che favoriva linee pulite in reazione alla pesantezza e drammaticità del Barocco alla teatralità e agli ornamenti del Rococò. Lo stile genovese, invece, manteneva ancora alcune tracce del Rococò. Interessante, infine, è un comò francese del tardo XIX secolo alla maniera di Charles Cressent, offerto a £10,000-15,000.

 

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Il mercato dell’arte in Italia: 5 mostre da non perdere ad agosto

Takashi Murakami, Red Demon and Blue Demon with 48 Arhats, 2013, Acrilico, foglia d'oro e di platino su tela montata su tavola, 3 x 5 m, Courtesy Blum & Poe, Los Angeles, ©2013 Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved.
Takashi Murakami, Red Demon and Blue Demon with 48 Arhats, 2013, Acrilico, foglia d'oro e di platino su tela montata su tavola, 3 x 5 m, Courtesy Blum & Poe, Los Angeles, ©2013 Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved.
Takashi Murakami, Red Demon and Blue Demon with 48 Arhats, 2013, Acrilico, foglia d’oro e di platino su tela montata su tavola, 3 x 5 m, Courtesy Blum & Poe, Los Angeles, ©2013 Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved.

MILANO – Agosto in Italia è sinonimo di sole e ferie al mare. Ma ciò non vuol dire che non ci sia spazio anche per l’arte e la cultura. Ecco, allora, da nord a sud, cinque mostre da non perdere durante il mese.

Takashi Murakami a Milano

Dal 24 luglio al 7 settembre la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano ospita opere recenti dell’artista giapponese Takashi Murakami, noto per il suo mix di cultura pop e tradizione giapponese, di iconografia manga e buddhista. La mostra, intitolata “Il ciclo di Arhat” e curata da Francesco Bonami, presenta opere realizzate negli ultimi due anni. Nonostante la sua estetica piatta, il messaggio e il significato delle opere è più profondo e costituisce una riflessione su temi della storia recente come il terremoto e l’emergenza nucleare di Fukushima. “Le opere parlano di un mondo attaccato dalle forze della natura e dalle forze autodistruttive degli umani,” ha spiegato Bonami in conferenza stampa, “ma salvato dagli ‘Arhat’, personaggi antichi, monaci che ci conducono attraverso i problemi della vita, non tanto per risolverli, quanto per convivere con essi. Esposte nella sala della Cariatidi, danneggiata sia dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che dalle condizioni climatiche, queste opere assumono un significato ancora più profondo”.

Biennale di Architettura a Venezia

Dal 7 giugno al 23 novembre si svolge a Venezia la 14esima edizione della Biennale d’Architettura, curata quest’anno dall’archistar Rem Koolhaas. Il tema scelto da Koolhaas è “Fundamentals” e include non solo la mostra al Padiglione Centrale, intitolata “Elements of Architecture”, ma anche eccezionalmente i padiglioni che di solito scelgono il tema della loro presentazione autonomamente, mentre quest’anno hanno accolto l’invito di Koolhaas a riflettere sul tema “Absorbing Modernity 1914-2014”. Un’altra novità di quest’anno sta nel fatto che il curatore non si è limitato a allestire le presenze altrui, e cioè di architetti chiamati a presentare se stessi e le loro opere. La mostra di quest’anno rappresenta, invece, il risultato di ricerche condotte sotto la guida del curatore con lo scopo di proporre in una nuova prospettiva gli elementi di riferimento per un rapporto nuovo e attuale tra noi, la nostra civiltà e l’architettura.

Arte in Centro

Dal 4 luglio al 28 settembre la manifestazione “Arte in Centro” raccoglie nove mostre, 20 eventi collaterali, 100 artisti internazionali, 13 curatori e più di 10 sedi espositive in un solo network. È un’iniziativa di sei fondazioni delle regioni Abruzzo e Marche nata dall’esigenza di dare vita a un sistema culturale integrato, in un territorio ricco di specificità. Un’unione che rappresenta un motore di innovazione e allo stesso tempo di valorizzazione delle singole identità. Gli eventi si svolgono in sette comuni. Ad Ascoli Piceno, per esempio, si tiene la mostra “Amalassunta Collaudi. Dieci artisti e Licini”, che mette in dialogo le opere del pittore marchigiano Osvaldo Licini con quelle di artisti contemporanei nazionali e internazionali; nella cattedrale di Atri, in Abruzzo, si svolge la mostra “Stills of Peace and Everyday Life”, che mette in dialogo fotografia, video e installazioni di artisti italiani e pakistani contemporanei.

Maria Lai in Sardegna

La Sardegna celebra Maria Lai, artista sarda scomparsa l’anno scorso all’età di 94 anni, attraverso una retrospettiva intitolata “Ricucire il mondo” che si svolge in tre musei a Cagliari, Nuoro e Ulassai, luogo di nascita dell’artista. Palazzo di Città a Cagliari, dal 10 luglio al 2 novembre, ospita la prima parte del progetto dedicata alla produzione dagli anni Quaranta agli anni Ottanta e una serie di documentari tra cui il video della performance collettiva “Legarsi alla montagna”, realizzata a Ulassai nel 1981, lavoro chiave nello sviluppo dei linguaggi dell’artista ed elemento unificante delle tre sedi del progetto. Al Museo MAN di Nuoro si tiene, invece, dall’11 luglio al 12 ottobre, la seconda parte dedicata alla produzione dagli anni Ottanta al Duemila, un momento di particolare intensità creativa per l’artista, portato avanti in sintonia con gli sviluppi delle coeve ricerche internazionali in ambito performativo, relazionale e pubblico. Infine a Ulassai ci sono, dal 12 luglio al 2 novembre, due percorsi da visitare: “Una stazione per l’arte”, l’antica stazione ferroviaria convertita in museo per Maria Lai e allestita secondo il suo progetto originale, e gli interventi ambientali nel paese realizzati a partire dai primi anni Ottanta.

Ettore Spalletti a Roma e Napoli

Un altro grande artista italiano è celebrato in tre musei. Si tratta di Ettore Spalletti, abruzzese, nato nel 1940, in mostra al MADRE di Napoli (dal 13 aprile al 18 agosto), al MAXXI di Roma (dal 13 marzo al 14 settembre) e alla GAM di Torino (già conclusa). Le tre mostre raccolgono 70 opere sotto il titolo poetico “Un giorno così bianco, così bianco”. La mostra al MADRE ripercorre la ricerca dell’artista dagli esordi negli anni Sessanta fino a oggi, unendo pittura, scultura, installazioni ambientali, libri e progetti. Sono presenti tutti i temi centrali nell’opera di Spalletti: l’annullamento del tempo inteso come linearità e progressione e la sua esplorazione come eterno presente, la relazione tra dato naturale e linguaggio astratto, il rapporto tra pittura e scultura come articolazione del colore e dei volumi nello spazio, la memoria del classico coniugata con la modernità, la centralità dell’esperienza del paesaggio e l’esplorazione della monocromia come metafora della sensibilità percettiva. Al MAXXI, invece, l’artista si confronta con lo spazio architettonico fortemente caratterizzato e si appropria dello spazio componendo un percorso costruito dai suoi lavori più recenti.

 


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Takashi Murakami, Red Demon and Blue Demon with 48 Arhats, 2013, Acrilico, foglia d'oro e di platino su tela montata su tavola, 3 x 5 m, Courtesy Blum & Poe, Los Angeles, ©2013 Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved.
Takashi Murakami, Red Demon and Blue Demon with 48 Arhats, 2013, Acrilico, foglia d’oro e di platino su tela montata su tavola, 3 x 5 m, Courtesy Blum & Poe, Los Angeles, ©2013 Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved.
Lacopo Pasqui, Roseto degli Abruzzi, 03/03/2010, Courtesy Arte in Centro.
Lacopo Pasqui, Roseto degli Abruzzi, 03/03/2010, Courtesy Arte in Centro.
Ettore Spalletti, Movimento trattenuto, 2001, impasto di colore su marmo bianco Sivec, sedici elementi, 110 x 15,5 x 17,5 cm ciascuno, fotografia di Mario Di Paolo, Courtesy Madre Napoli.
Ettore Spalletti, Movimento trattenuto, 2001, impasto di colore su marmo bianco Sivec, sedici elementi, 110 x 15,5 x 17,5 cm ciascuno, fotografia di Mario Di Paolo, Courtesy Madre Napoli.

Il mercato dell’arte in Italia: Design da Nova Ars

Alessandro Mendini, Superego, Totem, scultura totem in ceramica dorata che presenta una successione di elementi quadrati e sferici, firmata

Alessandro Mendini, Superego, Totem, scultura totem in ceramica dorata che presenta una successione di elementi quadrati e sferici, firmata

Alessandro Mendini, Superego, Totem, scultura totem in ceramica dorata che presenta una successione di elementi quadrati e sferici, firmata

ASTI, Italia – Forma o funzione? Decorazione o utilità? Opera d’arte o oggetto di design? Domande su cui da sempre si interrogano designer e architetti e che attraversano come un fil rouge i lotti messi in vendita dalla casa d’aste di Asti specializzata in design Nova Ars il 31 luglio: un originale mix di circa 140 di pezzi di design e opere d’arte contemporanea dagli anni 30 a oggi, con stime dai 500 ai 18.000 euro.

In vendita ci saranno, per esempio, sculture realizzate da designer tra cui “Separazione nostalgica” di Angelo Mangiarotti (lotto 11, stima €3.000-3.500), scultura in plexiglas che il designer e architetto milanese ha realizzato anche in altri materiali come il marmo e il bronzo e che presenta due elementi senza funzione che si possono avvicinare e allontanare; oppure il totem in ceramica dorata “Superego” di Alessandro Mendini (lotto 42, stima €3.000-4.000), esemplare in edizione di otto realizzato su modello di una delle 13 sculture uniche concepite per il progetto “Arts & Crafts & Design. Il tempo secondo Alessandro Mendini e i suoi artigiani” nel 2013; e ancora la scultura perforata di Giò Ponti creata per Sabbatini nel 1978 (lotto 8D, stima €2.000-2.500) e la recente serie di sculture in ceramica di Massimo Giacon (lotti 126-143, stime €2.000-4.000), originali figure in edizione di 50 tra design, fumetto e pop surrealismo che sono state da poco mostrate alla Triennale di Milano.

Ma ci saranno anche vari pezzi di design in cui l’elemento decorativo prevale sulla funzione, come la poltrona “Hérisson” di Marzio Cecchi (lotto 38, stima €13.000-15.000), un designer poco conosciuto, noto solo ai collezionisti, perché ha lavorato poco per l’industria e molto di più per le gallerie ed è stato a lungo attivo negli Stati Uniti. Si tratta di una poltrona a forma di riccio del 1969, realizzata in pochissimi esemplari, che ha saputo anticipare le provocazioni degli anni 70 e 80 e l’abbandono del diktat della funzione a favore della forma e della decorazione, tendenza che rispecchiava un cambiamento di gusto ma anche di società.

Poi, esempi di design pop degli anni 70, come la poltrona a forma di occhio “Le Témoin” di Dino Gavina e Man Ray (lotto 18, stima €2.000-2.500), o la poltrona “Magritta” ispirata ad un quadro di Magritte di Dino Gavina e Sebastián Matta (lotto 19, stima €2.000-2.500).

Tra i pezzi più importanti all’asta ci sarà una cassettiera piramidale del giapponese Shiro Kuramata (lotto 30, stima €15.000-18.000), prodotta da Cappellini nel 1968 in poche edizioni e molto difficile da realizzare perché interamente in plexiglas e con i cassetti uno diverso dall’altro all’interno di una piramide alta quasi due metri. Shiro Kuramata è stato un designer molto attivo in Italia che ha lavorato anche con Ettore Sottsass all’interno di Memphis. Anche Sottsass è rappresentato con diversi pezzi: da alcuni mobili (lotti 22, 25, 32, 36, 44, stime €3.000-10.000) ad una serie di gioielli (lotti 67-72, stime €3.500-6.000).

E poi, ancora, ci saranno opere d’arte legate al design, come le fotografie di oggetti di design realizzate da Occhiomagico e utilizzate come copertine della rivista Domus (lotti 82-113, stime €800-6.000). “Occhiomagico è un gruppo che ha iniziato a lavorare negli anni 70 con Studio Alchimia”, ci spiega lo specialista di Nova Ars Edoardo Scagliola, “e che è stato alquanto dimenticato, ma è in fase di rivalutazione. Già lo scorso ottobre è stata dedicata a questo gruppo una retrospettiva a Mosca all’interno della Design Week”.

Non mancheranno, tuttavia alcuni pezzi più classici come un grande tavolo con struttura in ferro battuto e piano in marmo del 1930 circa di Pierluigi Colli (lotto 2, stima €10.000-15.000); una piantana di Cesare Lacca degli anni 50, che ancora porta il decorativismo tipico del decennio precedente (lotto 8M, stima €1.500-2.000) e alcune lampade degli anni 50, oggi molto di moda, tra cui una di Max Ingrand per Fontana Arte attualmente molto ricercato (lotto 8E, stima €3.400-4.000).


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Alessandro Mendini, Superego, Totem, scultura totem in ceramica dorata che presenta una successione di elementi quadrati e sferici, firmata
 

Alessandro Mendini, Superego, Totem, scultura totem in ceramica dorata che presenta una successione di elementi quadrati e sferici, firmata

Shiro Kuramata, Produzione Cappellini, Piramide, Mobile a cassetti su ruote in metacrilato nero, 1968 circa, 70x60 cm, h 183 cm. Courtesy Nova Ars.
 

Shiro Kuramata, Produzione Cappellini, Piramide, Mobile a cassetti su ruote in metacrilato nero, 1968 circa, 70×60 cm, h 183 cm. Courtesy Nova Ars.

Marzio Cecchi, Studio Most, Hérisson, importante sedia, struttura a stella, vinile argentato, 1969, 80x150x130 cm. Courtesy Nova Ars.

Marzio Cecchi, Studio Most, Hérisson, importante sedia, struttura a stella, vinile argentato, 1969, 80x150x130 cm. Courtesy Nova Ars.

Occhiomagico, Tin Douf, 1979, 33X51 cm, vintage, c-print, dipinta a mano,  copia unica. Courtesy Nova Ars.
 

Occhiomagico, Tin Douf, 1979, 33X51 cm, vintage, c-print, dipinta a mano, copia unica. Courtesy Nova Ars.

Massimo Giacon, Love carrot, ceramica, ed. di 50, Superego Editions, 2009, h 58 cm. Courtesy Nova Ars.
 

Massimo Giacon, Love carrot, ceramica, ed. di 50, Superego Editions, 2009, h 58 cm. Courtesy Nova Ars.

Il mercato dell’arte in Italia: Fumetto, il mercato di Dylan Dog

Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 1, ‘L'alba dei morti viventi - Jack lo squartatore - Le notti della luna piena’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 1, ‘L'alba dei morti viventi - Jack lo squartatore - Le notti della luna piena’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 1, ‘L’alba dei morti viventi – Jack lo squartatore – Le notti della luna piena’. Courtesy Little Nemo Torino.

TORINO, Italy – Ottimo bilancio per la mostra “Dylan Dog a Torino – Bruno Brindisi e Fabio Civitelli”, organizzata dalla casa d’aste e galleria d’arte specializzata in fumetto Little Nemo, che ancora una volta conferma la grande popolarità di questo personaggio in Italia.

Per l’occasione, infatti, Little Nemo ha creato un portfolio con le cinque copertine più belle della mostra stampate su carta di pregio in edizione di 99 al prezzo di 60 euro che ha registrato subito il sold out. “Avremmo potuto farne tre volte tanto”, ha commentato il direttore Sergio Pignatone. “È una conferma che anche tutto il merchandising prodotto intorno alla figura di questo eroe del fumetto italiano è richiestissimo”.

Il personaggio di Dylan Dog, “indagatore dell’incubo” alle prese con il paranormale, è interessante nella storia del fumetto perché ha saputo raggiungere un larghissimo pubblico, anche femminile, ampliando notevolmente il mercato. Quando è nato nel 1986 (era già nel cassetto da un paio di anni) ha rappresentato una svolta per la casa editrice Sergio Bonelli Editore, che prima di lui era nota per fumetti come Tex, Zagor e il Piccolo Ranger. Insieme al fumetto di Martin Mystère, nato nel 1982, è riuscito a svecchiare la casa editrice.

È nato dalla mente di Tiziano Sclavi, che già lavorava per la Bonelli Editore e che inizialmente ha incontrato titubanza da parte di Sergio Bonelli poiché si trattava di un fumetto horror. Il livello qualitativo era, però, tale che il progetto è stato lanciato e nel giro di 30-40 numeri è diventato un fenomeno epocale. Negli anni 90 arrivavano addirittura 200 copie in ogni edicola.

Il successo è dovuto alla combinazione dei testi brillanti di Tiziano Sclavi da un lato e alla maestria dei disegni di Angelo Stano dall’altro, che ha saputo creare eleganti richiami all’arte di Schiele e Klimt dando vita ad una riuscita contaminazione tra il genere popolare del fumetto e le più alte espressioni dell’arte. Inoltre si tratta di un personaggio forte con un allure romantica che mancava agli altri personaggi del fumetto – che si limitavano all’avventura -, circondato da altri personaggi altrettanto forti come Groucho, Xabaras e figure femminili piene di fascino come Morgana.

A Stano si sono affiancati disegnatori di alto prestigio che hanno mantenuto un altissimo livello grafico come Claudio Villa, Corrado Roi, Bruno Brindisi. A quest’ultimo è dedicata la mostra di Little Nemo, ancora in corso fino al 19 luglio e che sarà poi riproposta nei prossimi mesi a Lucca per il Lucca Comics e a Padova durante la fiera dell’arte Arte Padova.

La grande popolarità del personaggio ha fatto sì che da subito si sviluppasse un amplissimo collezionismo di Dylan Dog. Si favoleggia che una copia del numero uno negli anni 90 sia stata pagata un milione di lire, una cifra altissima per un fumetto uscito solo dieci anni prima. La cifra corretta oggi sarebbe intorno ai 200-300 euro.

Per le copie ordinarie, in media, il costo si aggira tra i 2 e 5 euro. Alcuni numeri importanti raggiungono i 50 euro, come per esempio il numero 13. Il prezzo dipende naturalmente anche dallo stato di conservazione, fattore da non trascurare perché sia il tipo di carta, che il nero della copertina sono facilmente deteriorabili.

Per un’intera collezione (circa 300 numeri) il prezzo va da 500 a 1.500 euro. Un altro elemento di cui tener conto è il fatto che da subito siano state fatte moltissime ristampe. Quindi non è un mercato da grande investimento ma sicuramente molto diffuso.

Per quanto riguarda le tavole, invece, si va da 100 a 600 euro a seconda dell’autore. Più alti i prezzi delle copertine: si va da 1.500 euro per le copertine degli ultimi numeri, disegnate da Stano, a 5.000-6.000 euro per le copertine dei primi 41 numeri, disegnate da Claudio Villa. Negli anni 90 una di queste copertine costava 1 milione-1,5 milioni di lire, quindi oggi il prezzo si è moltiplicato notevolmente.

Le copertine in mostra da Little Nemo, invece, sono come dicevamo di Bruno Brindisi, un disegnatore che fino al 2013 ha realizzato solo gli interni del fumetto e poi si è trovato a confrontarsi con la copertina – e quindi con i grandi maestri Villa e Stano – in occasione della ristampa a colori di 50 numeri da parte del gruppo editoriale L’Espresso. In mostra ci sono le copertine e le bozze che mostrano il compito non semplice di reinventare la copertina senza tradire la grande eredità.

In generale il mercato del fumetto oggi continua a premiare la qualità, la rarità e l’ottimo stato di conservazione. Soprattutto per le tavole c’è un vero e proprio boom all’estero. Si pensi alle aste di Artcurial, ma anche all’arrivo su questo mercato dei grandi colossi come Christie’s, che ha battuto un’asta da 4,5 milioni di euro, e Sotheby’s, che si prepara ad entrare nel mercato sulla piazza di Bruxelles all’inizio del 2015.

Tra gli autori più popolari sul mercato non mancano gli italiani come Hugo Pratt, Milo Manara, Vittorio Giardino, Guido Crepax e Dino Battaglia. Dylan Dog è un fumetto molto italiano ma viene stampato anche in altre nazioni tra cui Francia, Turchia, nell’Europa nel Nord. All’estero è particolarmente amato in Croazia e Slovenia.


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Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 1, ‘L'alba dei morti viventi - Jack lo squartatore - Le notti della luna piena’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 1, ‘L’alba dei morti viventi – Jack lo squartatore – Le notti della luna piena’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 22, ‘I segreti di Ramblyn’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 22, ‘I segreti di Ramblyn’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 43. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 43. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 15, ‘Storia di Nessuno’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 15, ‘Storia di Nessuno’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 19, ‘LA Mummia’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 19, ‘LA Mummia’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 20, ‘La clessidra di Pietra’. Courtesy Little Nemo Torino.
Bruno Brindisi, ‘Dylan Dog’, Vol. 20, ‘La clessidra di Pietra’. Courtesy Little Nemo Torino.

Il mercato dell’arte in Italia: Libri e dipinti antichi da Bibliopathos

Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Dopo dieci anni di attività come librai antiquari e galleria d’arte, Bibliopathos ha aperto nel 2013 una casa d’aste. Dall’inizio dell’attività ha già tenuto sei aste e a luglio ce ne sono in calendario altre tre. Il 9 luglio si svolgerà a Torino un’asta di dipinti antichi composta da 59 lotti (24 dipinti e per il resto incisioni e disegni), con stime comprese tra 500 euro e 100.000 euro. Include opere di grandi maestri dal XVI al XVIII secolo, ma anche alcune opere minori dai prezzi più abbordabili per collezionisti neofiti.

I due pezzi più importanti sono il “Lamento sul Cristo morto” del Bassano, opera appartenuta ai reali di Spagna Filippo V e sua moglie Isabella e pubblicata nel catalogo ufficiale delle loro collezioni (lotto 2, stima 80.000-100.000 euro), e il “Sacrificio di Isacco” di Giulio Cesare Procaccini, un’opera autografa recentemente scoperta (lotto 10, stima 100.000-120.000 euro). Altri dipinti importanti sono la Madonna di Van Orley, anch’essa firmata (lotto 18, stima 25.000-30.000 euro), e “Leda e il Cigno”, un dipinto su tavola della metà del Cinquecento in ottime condizioni attribuito al pittore fiammingo Sellaer (lotto 13, stima 70.000-90.000 euro). “Per gli amanti della musica”, segnala lo specialista Antonello Privitera, “ci sono anche due splendidi dipinti su questo soggetto: “Allegoria della musica” di Van Ehrenstrahl (lotto 3, stima 20.000-25.000 euro) e “Giovane donna che suona il liuto” di Backhuyzen, firmata e datata (lotto 1, stima 20.000-30.000 euro).”

Il 10 luglio, invece, a Verona, si svolgeranno due aste di libri. Una di libri del Rinascimento con esemplari anche rari come il lotto 104, il “Mikropresbutikon” di Henricus Petrus, una collezione di testi apocrifi che risale agli inizi della Chiesa e che mostra ancora legami con la cultura pagana (stima 2.000-3.000 euro). L’altra è un’asta di libri “fantasmi” cioè libri di cui non conosceva l’esistenza, sfuggiti ai bibliotecari, alle università e ai collezionisti. Sono 33 esemplari tra cui un messale del 1498 stampato su pergamena (lotto 16, stima 40.000-50.000 euro), e l’unica copia del manoscritto “Picatrix”, un libro di magia araba, mai stampato perché ritenuto una “scalinata verso l’inferno.”

“Il mercato dei libri antichi, in Italia come all’estero, si è modificato moltissimo negli ultimi anni”, spiega Antonello Privitera. “C’è un’attenzione sempre maggiore verso splendidi esemplari, possibilmente in prima edizione. Inoltre gli interessi dei collezionisti si sono spostati, ma questo già da un ventennio a questa parte, sempre più verso i libri scientifici. Io vedo questa tendenza quasi come una conseguenza di quello che accade nel presente: lo spirito del tempo è tecnologico e affida più volentieri la ricerca delle verità alla scienza piuttosto che alla filosofia o al pensiero”.

E il mercato dell’arte in generale? “Il trend è sicuramente in risalita rispetto agli anni passati”, osserva Privitera, “anche se mercato si è molto ristretto già da cinque o sei anni, con un’attenzione da parte dei clienti soltanto verso opere di qualità, in parte per l’incertezza generale data dalla congiuntura economica mondiale ma in parte anche, a mio avviso, per una maggiore consapevolezza da parte dei collezionisti sviluppata anche a partire dall’enorme offerta di opere d’arte o volumi antichi disponibile online”.

Come casa d’aste Bibliopathos si distingue per una politica di zero o basse commissioni per l’acquirente. “Secondo la nostra filosofia, infatti, è specialmente il venditore che deve sobbarcarsi l’onere di pagare i servizi della casa d’aste. Non vogliamo appesantire chi già si espone all’acquisto”. La loro politica è stata accolta positivamente dai compratori e le percentuali di vendita sono state superiori al 50%.

Altre caratteristiche della casa d’asta sono: non offrire troppi lotti per non stancare i collezionisti e per potersi dedicare di più alla schedatura e all’esposizione delle opere; fornire cataloghi estremamente ricchi di informazioni, così che anche chi non conosce può farsi un’idea.

Se la specializzazione di Bibliopathos attualmente sono i libri antichi e i manoscritti e i dipinti antichi, per il futuro si conta di aprire nuovi dipartimenti, con speciale attenzione per l’arte contemporanea e l’arte russa.”La scelta di offrire l’arte contemporanea è per aderenza ai nostri tempi”, spiega Privitera. “Parla un linguaggio che ha grande forza espressiva e ritengo sia giusto affiancarla a quella antica e moderna. L’arte russa, specialmente le avanguardie, ma anche l’arte sovietica, è una mia personale passione e credo anche che, insieme alla cura verso gli autori emergenti, sia un ottimo terreno anche per investitori puri. Infatti il Realismo socialista è rimasto uno dei pochi settori dell’arte contemporanea ancora molto sottovalutato, anche per la difficoltà di trovare dipinti che abbiano un valore artistico che scavalchi i diktat imposti ai pittori dall’ideologia e dal regime comunista. Del resto, però, anche gli antichi pittori lavoravano dovendosi districare tra il capriccio dei sovrani e le imposizioni della Chiesa cattolica e la maggior parte di loro erano semplici artigiani di cui non è rimasta traccia. Allo stesso modo, nell’arte sovietica bisogna saper vedere il capolavoro, che appare ogni mille quadri: ma quando appare è un piccolo miracolo per gli occhi e per il cuore.”

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ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Bassano, Compianto sul Cristo morto, 1580-82, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Bassano, Compianto sul Cristo morto, 1580-82, olio su tela, Courtesy Bibliopathos

Picatrix, 1624, Courtesy Bibliopathos

Picatrix, 1624, Courtesy Bibliopathos

Mikropresbutikon, 1550, Courtesy Bibliopathos

Mikropresbutikon, 1550, Courtesy Bibliopathos