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Salvo

Il mercato dell’arte: Salvo

Salvo, ‘La città’, 2015, olio su tela, 100 x 150 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino
Salvo, ‘La città’, 2015, olio su tela, 100 x 150 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino

 

TORINO, Italia – Noto a tutti con il semplice nome di Salvo, l’artista italiano Salvatore Mangione nasce in Sicilia nel 1947, ma già nel 1956 si trasferisce con la famiglia a Torino dove rimane – fatta eccezione per i diversi viaggi – fino alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre 2015. Nel capoluogo piemontese dimostra presto un interesse nei confronti dell’arte, e alla fine degli anni 60 frequenta l’ambiente artistico torinese nel periodo più stimolante per l’arte in città.

Frequenta, infatti, gli artisti dell’Arte Povera tra cui Mario Merz, Gilberto Zorio, Giuseppe Penone e Alighiero Boetti (come lui viaggia in Afghanistan), la galleria di Gian Enzo Sperone e i critici Germano Celant, Renato Barilli e Achille Bonito Oliva.

 

Salvo, ‘Il matrimonio tra pieno e vuoto, tra astratto e figurativo e tra arte moderna e arte antica’, 2014, due pezzi, olio su juta, ognuno 40 x 30 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino
Salvo, ‘Il matrimonio tra pieno e vuoto, tra astratto e figurativo e tra arte moderna e arte antica’, 2014, due pezzi, olio su juta, ognuno 40 x 30 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino

 

La sua ricerca, però, si discosta da quella dei poveristi. Già nei primi anni della sua produzione artistica emergono, infatti, i temi rilevanti per la sua arte: la rappresentazione di sé, la ricerca dell’io, il narcisismo, il rapporto con il passato e con la storia dell’arte. Iniziano gli autoritratti in cui sovrappone il suo volto sulle immagini dei giornali e lo ritroviamo in veste di soldato, operaio e ballerino. Dopo queste primi fotomontaggi, presentati nel 1970 alla galleria di Gian Enzo Sperone, presenta alla Galleria Acme di Brescia opere in cui benedice la città, rifacendosi con ironia all’iconografia cristiana. Una di queste opere, la “Benedizione di Lucerna”, è oggi al Kunstmuseum Luzern.

 

Salvo, ‘Il Mattino’, 2015, olio su tela, 40 x 50 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino
Salvo, ‘Il Mattino’, 2015, olio su tela, 40 x 50 cm. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino

 

Accanto a questi collage inizia a lavorare sulle lapidi in cui incide frasi come “Salvo è vivo” (oggi all’Australian National Gallery di Canberra), “Sono il migliore”, oppure una serie di 40 nomi illustri da Aristotele a Salvo stesso. Il suo nome si ritrova anche sul tricolore e nei libri in cui l’artista sostituisce al nome del protagonista il suo. Nel 1971 espone alle galleria di Paul Maenz a Colonia e di Yvon Lambert a Parigi, entrambi importanti per la sua carriera. L’anno successivo è a New York per esporre da John Weber. Inoltre partecipa a Documenta 5 e ad Amsterdam alla galleria Art & Project.

 

Salvo, ‘Salvo è vivo’, 1977, serigrafia su tavola, 65 x 50 cm, edizione di 100. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino
Salvo, ‘Salvo è vivo’, 1977, serigrafia su tavola, 65 x 50 cm, edizione di 100. Foto: Jan Windszus, Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino

 

Ma qui si conclude il periodo concettuale di Salvo, che a partire dal 1973 torna alla pittura con i dipinti ispirati dai maestri della storia dell’arte – una serie avviata nel 1970 con l’autoritratto in veste di Raffaello. Nascono i lavori ispirati ai maestri del Quattrocento, rivisitati con semplicità e ingenuità, esposti alla galleria Tonelli di Milano nel 1973. Nel 1974, all’interno della rassegna Projekt ’74, chiede di esporre le sue opere al Wallraf-Richartz Museum di Colonia accanto a capolavori di un pittore per ogni secolo, da Simone Martini a Cézanne. Nello stesso anno espone da Toselli una tela di sette metri con il “Trionfo di San Giorgio (da Carpaccio)” che poi espone alla Biennale di Venezia nel 1976. Espone anche da Studio Marconi a Milano e da Banco, la galleria di Massimo Minini a Brescia.

 

Salvo, ‘12 autoritratti’, 1969. Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino
Salvo, ‘12 autoritratti’, 1969. Courtesy Mehdi Chouakri, Berlino

 

Inizia la serie delle “Italie” e delle “Sicilie”, mappe semplificate con nomi di pittori, filosofi, musicisti. A partire dal 1976 inaugura una nuova fase creativa dedicata a paesaggi caratterizzati da forme semplici, geometriche, colori che col tempo diventano sempre più squillanti, cavalieri, rovine architettoniche, atmosfere fiabesche, colonne classiche, rappresentati in vari momenti della giornata. Con gli anni divengono frequenti anche i paesaggi orientali e il motivo del minareto, derivati dai suoi viaggi in Asia. Dalla fine degli anni 70 espone in musei italiani e internazionali, tra cui il Museum Folkwang di Essen e il Mannheimer Kunstverein di Mannheim. Per tutti gli anni 80, 90 e 2000 si succedono numerose mostra sia in Italia che all’estero, in galleria e nei musei.

Dagli anni 90 i suoi paesaggi e le sue nature morte richiamano spesso lo scorrere del tempo, delle stagioni e dei mesi. Dal 1995 al 2007 Salvo trascorre alcuni mesi all’anno ai piedi del Monviso, luoghi che lo ispirano per numerose opere. Dal 2005 al 2007, però, le valli nei suoi paesaggi lasciano il posto alle pianure e introduce nuovi tagli prospettici. Un viaggi In Islanda nell’estate 2006 diventa spunto per una serie di quadri. Nel 2007 ha un’ampia retrospettiva alla GAM di Torino. Dal 2008 Salvo trascorre molto tempo tra le Langhe e il Monferrato, i cui paesaggi collinari tornano nelle opere degli ultimi anni. Dal 2013 lavora con la galleria Mehdi Chouakri di Berlino, dove ha la prima personale nel 2014, e con la galleria Mazzoli di Modena, dove espone per la prima volta nel 2015.

È sua figlia la gallerista torinese Norma Mangione.

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Di SILVIA ANNA BARRILÀ

 

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