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Pino Pinelli, 'Pittura R, 2010,' 31x50 cm, acrilico su tela, 2 elementi. Courtesy Dep Art Gallery Milano

Il mercato dell’arte in Italia: Pino Pinelli

Pino Pinelli, 'Pittura R, 2010,' 31x50 cm, acrilico su tela, 2 elementi. Courtesy Dep Art Gallery Milano

MILANO, Italia – Nato a Catania nel 1938, Pino Pinelli si trasferisce a Milano negli anni 60 attratto dal grande fermento artistico e culturale sviluppatosi attorno a figure fondamentali del dopoguerra italiano come Lucio Fontana, Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Stimolato dal loro esempio, Pinelli sperimenta nuove soluzioni per la superficie pittorica. Ne indaga la geometria, la forma e il colore e diventa un esponente della Pittura Analitica, movimento degli anni 70 che analizza le componenti materiali della pittura e il rapporto tra pittura e artista.

Già nei primi anni 70 arriva, attraverso un processo di sottrazione, al monocromo. A partire dal 1973 i suoi lavori si chiamano solo “Pittura”, seguita dalla prima lettera del colore (R per rosso). Nel 1976 il concetto classico di quadro si rompe e il muro entra a far parte dell’opera. Nascono le “Disseminazioni” dove frammenti di opera vengono seminati sul muro. Negli stessi anni Pinelli smette di usare la classica tela e utilizza materiali come la flanella che conferisce all’opera una componente tattile.

Così scrive il critico Alberto Zanchetta riguardo a questo processo: “Nella seconda metà del XX secolo i pittori avevano rinunciato alla cornice del quadro – sentita come un vincolo e un orpello – e si erano interessati a scandagliare le pareti dei musei o delle gallerie d’arte, permettendo così alle opere di entrare in relazione diretta con l’ambiente espositivo, luogo di accadimenti” che diventa il nuovo confine spaziale della pittura. Negli anni Settanta artisti come Pino Pinelli si avvedono anche del limite imposto dal telaio del quadro stesso; rispondono quindi con una deflagrazione e uno sconfinamento in grado di dare corpo alla pittura, rendendola materia (più ancora che materica). Pinelli, ad esempio, avverte l’esigenza di rifondare la natura stessa della pittura, i suoi presupposti, prefigurandone gli sviluppi futuri e tutte le diramazioni possibili. Ancor oggi, la sua è una pittura “pensata” in relazione allo spazio espositivo, “progettata” per vivere in sinergia e in simbiosi con l’architettura».

Fino agli anni 80 Pinelli accosta forme e colori su traiettorie lineari. Poi dal 1987 passa a forme irregolari, quasi schegge materiche, che accosta due a due. Negli anni 90, invece, le forme si riordinano e tornano ad assumere forme e composizioni più regolari. Nel 1995 appare per la prima volta la croce, prima solo rossa e poi anche blu dal 1999, che negli ultimi anni è protagonista di molte mostre dell’artista.

Pino Pinelli, Pittura R incroci, 2009, 41×41 cm, acrilico su tela, 7 elementi. Courtesy Dep Art Gallery Milano


La sua prima personale risale al 1968 e si svolge alla Galleria Bergamini di Milano. Negli anni partecipa a diverse mostre collettive non solo in Italia – si ricorda la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1986 – ma anche all’estero, in Francia (per esempio alla Galerie Lil’Orsay di Parigi e da Chantal Crousel-Svennung) e in Germania (per esempio alla Galleria Neuendorf di Francoforte).

Da un anno a questa parte è rappresentato in esclusiva da Galleria Dep Art di Milano e Claudio Poleschi di Lucca. “Il mercato di Pino Pinelli è radicato da tantissimi anni in Italia” spiega Antonio Addamiano della Galleria Dep Art. “Ma negli ultimi dodici mesi, da quando lavora con noi e con Poleschi, si è riscontrato un interesse anche da parte di collezionisti di altri paesi europei. Infatti le sue opere sono ricomparse alle fiere come Artissima , PAN-Tefaf Amsterdam, Art Geneva e Art Paris, e si sono strette collaborazioni con gallerie straniere che hanno già presentato mostre personali, come MDZ Knokke, o collettive come De Buck a New York”.

Nonostante ciò, l’artista è ancora sottovalutato da un punto di vista internazionale. Le sue opere piccole variano dai 7.000 ai 12.000 euro, mentre le installazioni di sei, diciotto e trentadue elementi arrivano fino a 60.000 euro. Le opere degli anni 70 variano dai 20.000 ai 50.000 euro.= “Il suo è un linguaggio unico e ben identificabile” dice Antonio Addamiano. “La sua importanza nella storia dell’arte deriva dall’essere stato uno dei fondatori della Pittura Analitica agli inizi degli anni 70 e per processi artistici quali la disseminazione e la rottura del quadrato. Opere di questa importanza dovrebbero costare dai 50.000 euro in su”.

Tra i lavori più richiesti ci sono i monocromi del 1974 e 1975, richiesti in particolare da una clientela più classica, mentre gli amanti del contemporaneo preferiscono il quadrato spezzato e le disseminazioni.

Pino Pinelli, Pittura R, 1974, 70×70 cm, acrilico su tela. Courtesy Dep Art Gallery Milano


“Iniziano ad esservi richieste da Svizzera, Francia, Olanda e Germania, e cioè i paesi dove è stato proposto” spiega Antonio Addamiano. “In America non si può penetrare il mercato senza una grande retrospettiva, il pubblico ha bisogno di conoscere a fondo tutto il lavoro di Pinelli, ed ancora non c’è stata occasione”.

Fino al 30 maggio, la galleria milanese Dep Art dedica a Pino Pinelli una retrospettiva dagli anni 70 ad oggi.

“La mostra racchiude tutti i periodi di Pinelli” spiega Antonio Addamiano, “dai famosi monocromi alle ultime disseminazioni, con la specifica di aver in comune il color rosso, da sempre uno dei colori primari più usati e famosi dell’artista tant’è che si parla di ‘Rosso Pinelli'”.

Pino Pinelli, Pittura 86, 1986, 21x21x13 cm, acrilico su tela, 3 elementi. Courtesy Dep Art Gallery Milano


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