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Lotto 665, importante armatura giapponese, stima 90.000-120.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.

Il mercato dell’arte in Italia: La casa d’aste Czerny’s

Lotto 665, importante armatura giapponese, stima 90.000-120.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.
Lotto 665, importante armatura giapponese, stima 90.000-120.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.
 
La casa d’aste italiana Czerny’s, con sede a Sarzana in Liguria, è l’unica casa d’aste al mondo dedicata esclusivamente al segmento delle armi antiche. Il 6 giugno terrà un’importante vendita a cui acquirenti da tutto il mondo potranno partecipare attraverso il sito LiveAuctioneers.com. Auction Central News ha intervistato il suo fondatore, il tedesco Michael G. Czerny.

Lotto 550, balestra del 1550 circa di provenienza tedesca, stima 14,000-16.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.

Lotto 277, shasqua russa, stima 8.000-12.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.

Lotto 656, eccezionale fucile cinese, stima 7.000-9.000 euro. Courtesy Czerny International Auction House.

Quali sono le piazze più importanti per il mercato delle armi antiche?

Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e Svizzera. Le case d’asta che le trattano sono Christie’s, Sotheby’s, Bonhams, Fischer a Lucerna. Oltre ad essere gli unici dedicati esclusivamente a questo settore, siamo anche quelli che fanno più aste all’anno.

Cioè quante?

Quattro aste normali e tra le due e le quattro silenziose, dedicate ai pezzi meno importanti. Prima tenevano solo due aste all’anno; abbiamo aumentato per andare incontro ai collezionisti che con la crisi sono stati costretti a vendere e non volevano aspettare.

Chi sono i collezionisti di armi antiche?

Ci sono tre tipi: il primo sono i musei, per esempio noi abbiamo venduto al Metropolitan di New York, al The Royal Armories di Londra e ad altri in Asia e Sud America. Poi ci sono i collezionisti privati tradizionali, che da sempre amano e acquistano armi antiche in generale o concentrandosi su segmenti specifici. Per esempio a Lucca c’é un grande collezionista specializzato sulle pistole e i fucili alla fiorentina, un specialità italiana che va dal Seicento all’inizio dell’Ottocento; altri collezionano solo armature, o elmi, o armi difensive, o armi bianche, ecc. Negli ultimi 10-15 anni si è affermato un nuovo tipo di acquirente: l’investitore. È una novità interessante che negli anni 80-90 fino al 2000 non esisteva. D’altronde da tanti anni sostengo che le armi antiche siano sottovalutate rispetto al resto dell’antiquariato.

In che senso?

Ci sono fucili del Seicento di grande qualità con incisioni e dorature che costano al massimo 100.000 euro nonostante l’abilità e il tempo che richiedeva la loro realizzazione. Se si vuole comprare un dipinto, invece, 100.000 euro non sono niente. Eppure il mercato delle armi ha reagito molto meglio alla crisi.

Come?

In questo periodo di crisi, in cui sono calati i prezzi di tutti i settori dell’antiquariato, il prezzo dell’arma antica, invece, ha tenuto.

Però è un genere che si lega ad un certo tipo di arredamento più tradizionale…

Non è detto. Tre o quattro anni fa ha acquistato da noi un importante architetti di interni americano che ha realizzato una casa modernissima per un suo cliente in cui ha inserito una parete di armi antiche da 400.000 euro. L’antico e il moderno si abbinano benissimo. Anche la nuova ala della nostra sede è moderna, con vetro, colori grigi e bianchi in cui le armi antiche si inseriscono molto bene.

Qual è l’età media dei collezionisti di armi antiche?

Per tanto tempo è stato un hobby per persone già in età avanzata. Ora sta cambiando. Vedo tanti giovani e anche donne che consigliano i mariti. 30 anni fa non sarebbe mai accaduto. Questo perché l’arma ha due significati: da un lato è espressione di un’arte e della capacità di un popolo di realizzare un meccanismo; dall’altro è la nuda arma usata in guerra o per uccidere, ma noi non trattiamo questo tipo di armi. Trattiamo armi d’epoca che avevano scopi rappresentativi o che venivano usate come strumento per procurarsi il cibo. Oggi questo concetto è più chiaro al pubblico per cui c’è una rinascita dell’arma antica.

Da dove vengono i vostri clienti?

Gli italiani sono presenti ma, per via della crisi, sono in minoranza. La maggior parte sono tedeschi, francesi, inglesi, scandinavi, tantissimi russi, tanti americani e ora stanno iniziando anche gli indiani. Addirittura i cinesi ora iniziano ad interessarsi per le armi europee; prima compravano solo armi asiatiche.

Mentre le armi asiatiche attirano una clientela internazionale?

Assolutamente. Per armi asiatiche intendiamo soprattutto le armi giapponesi, quelle dei samurai, di grande qualità. Le armi cinesi sono più povere di quelle giapponesi. Un altro segmento interessante di questo mercato sono le armi indonesiane, ma il grosso è giapponese. In questa asta abbiamo un’armatura dell’ultimo daimyo esistente, un capo feudale della metà dell’Ottocento. La stima è di 90.000-120.000 euro, un prezzo alto per un’armatura ma è estremamente importante; due anni fa da Christie’s una simile ma non così importante è passata di mano per 103.000 sterline.

Quali sono i generi più richiesti?

C’è domanda per tutti i generi, ma in particolare per le armi orientali: turche, indiane, persiane, indo-persiane. Gli stessi arabi le comprano spesso, anche le famiglie reali di Dubai e Doha. Tra i nostri clienti ci sono tanti principi della regione. Ma anche i russi si interessano per le armi orientali. I prezzi vanno da 100 euro fino a 70.000-80.000 euro.

E che cos’altro?

Le pistole e i fucili europei del Seicento-Settecento. In questo genere l’arma italiana da fuoco è tra le più belle in assoluto: intagliata in modo molto elaborato, con figure e animali. I prezzi per le armi di questo tipo dal Seicento all’Ottocento vanno da poche centinaia di euro a 200.000 euro.

E le armature?

Anche nel campo delle armature quelle italiane del Cinquecento-inizio Seicento sono tra le più importanti al mondo. I prezzi vanno da 5.000 euro per le armature molto semplici, per esempio quelle della guerra dei 30 anni, fino a vari milioni.

Come si definisce la qualità?

Innanzitutto dal materiale e dal grado di difficoltà nel lavorarlo. Per esempio intagliare il ferro è più difficile dell’argento, dell’ottone, del rame o del bronzo. Poi dalla qualità dell’incisione e dalla capacità dell’artista di lavorare il materiale. Per esempio, una lama giapponese è fatta di centinaia di piccoli strati uno sopra l’altro che la rendono molto più forte e capace di tagliare le altre lame semplici, come quelle cinesi. L’arma è espressione di un popolo: attraverso di essa si può capire qual era il grado di evoluzione di un popolo, le sue abilità, la capacità di sviluppare determinato meccanismi. Le armi africane, per esempio, sono piuttosto semplici e funzionali; a volte sono decorate ma non raggiungono livelli molto elevati.

Quanto pesa lo stato di conservazione e la rarità?

Come in tutti i campi del collezionismo sono entrambi fattori importantissimi, ma variano a seconda dei generi. Per esempio lo stato di conservazione è importantissimo per le armi americane: considerata la loro storia recente, ci si aspetta che la loro brunitura sia perfetta (“mint condition” in gergo tecnico), cosa che non ci si può aspettare da un’arma europea che ha tre volte gli anni di un’americana.

Quali sono i lotti più importanti dell’asta del 6 giugno?

Oltre all’armatura giapponese (lotto 665), abbiamo due fantastiche balestre del 1550 circa di provenienza tedesca, all’epoca molto avanzate (lotti 550 e 551), e un caricatore per balestra inciso e dorato molto raro (lotto 553). Poi abbiamo due armature rare nella loro completezza (lotti 732 e 733). Una collezione completa di armi orientali (lotto 1-103), seguita da una collezione di armi da caccia (lotto 104-121). C’è una daga molto particolare (lotto 154) e altri due orientali di cui uno interamente smaltato (lotto 293) e uno con impugnatura in giada decorata con oro e rubini (lotto 295). Infine c’è una shasqua russa, un tipo di spada che piace moltissimo (lotto 277) e un eccezionale fucile a tamburo cinese che non avevo mai visto prima (lotto 656).

Che cosa suggerirebbe di comprare con un budget limitato?

Mi cercherei un settore specifico come le fiaschette da polvere, che piacciono molto anche alle signore perché non sono l’arma vera e propria. Di solito sono molto elaborate e incise (per esempio i lotti dal 586 fino al 609).

Come è arrivato ad aprire una casa d’aste in Italia?

Dal 1981 al 1988 ho lavorato come battitore d’aste a Monaco di Baviera, poi mi sono trasferito in Italia dove ho lavorato prima come consulente per musei e collezionisti privati e poi, nel 1995, ho aperto la mia casa d’aste prima a Trento e poi nel 1999 mi sono spostato a Sarzana.

Esistono gallerie dedicate alle armi antiche o si può comprare solo all’asta?

Ci sono anche gallerie o negozi dedicati alle armi antiche, ma non in Italia perché qui legge sulle armi antiche è molto restrittivo.

In che senso?

In tutto il mondo rientrano nell’antiquariato mentre qui la legge non è stata cambiata dai tempi del Fascismo e anche per le armi antiche ci vuole il porto d’armi da tiro a volo o da caccia o la licenza di collezione. Combattiamo molto con la burocrazia ed è un peccato perché l’Italia è stato uno dei produttori di armi più importanti dal Quattrocento al Seicento ma tanti hanno paura di collezionare questa parte della nostra cultura perché anche una spada del Quattrocento deve essere denunciata alla questura.

Anche gli stranieri devono avere il porto d’armi per comprare in Italia?

No, però devono chiedere il permesso di esportazione alla questura e al Mibac perché è limitata l’esportazione di tutti gli oggetti d’arte d’età superiore ai 50 anni. Anche gli altri paesi hanno restrizioni, ma ci sono soglie di valore. Per esempio in Germania il limite vale per gli oggetti sopra i 50.000 euro. D’altronde, al di sotto di questo valore non può essere un tesoro nazionale.