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Il mercato dell’arte: Giuseppe Chiari

Giuseppe Chiari, ‘Collage 8 carte,’ 1981, collage su tela, cm 70 x 100, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Collage 8 carte,’ 1981, collage su tela, cm 70 x 100, Courtesy Tornabuoni Art

PARIGI – Nato a Firenze nel 1926, Giuseppe Chiari ha studiato ingegneria prima di incominciare la sua carriera come pianista, dando concerti caratterizzati da un approccio sperimentale e influenzati dal Jazz e dalle composizioni avanguardiste di John Cage.

“Nei primi anni 1960, Chiari fa quello che si può definire un gesto di dichiarazione artistica e pone un paio di forbici sul suo pianoforte alla fine di un concerto”, racconta Michele Casamonti, gallerista di Tornabuoni Art di Parigi che rappresenta Giuseppe Chiari a livello internazionale dagli anni 80, quando il padre Roberto Casamonti, fondatore di Tornabuoni Arte a Firenze, ha incontrato l’artista e ha cominciato a collezionare le sue opere per poi diventare suo amico e gallerista.

E continua: “Da questo atto nasce quella che Chiari chiama ‘action music’, un movimento musicale che combina oggetti e suoni della vita quotidiana a strumenti tradizionali”.

Giuseppe Chiari, ‘Autoritratto,’ 1992, fotocopia su carta su tela, cm 43 x 30, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Autoritratto,’ 1992, fotocopia su carta su tela, cm 43 x 30, Courtesy Tornabuoni Art

L’arte di Giuseppe Chiari ha puntato alla riunione delle arti e al superamento delle barriere fra musica, teatro e arti visive. Nella pratica ciò si è tradotto nella realizzazione di opere composte da spartiti dipinti che rendono la musica non solo udibile, ma anche visibile e intuitivamente percepibile da chiunque guardi le opere. Oltre che con la performance e gli spartiti, ha lavorato con il collage – sia su carta che sugli strumenti – e con la scrittura e ha prodotto numerosi libri d’artista, come “Musica senza contrappunto” del 1969 o “Metodo per suonare” del 1976.

Giuseppe Chiari, ‘Opera importante,’ 1990, Inchiostro su carta, cm 30 x 42, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Opera importante,’ 1990, Inchiostro su carta, cm 30 x 42, Courtesy Tornabuoni Art

Nel 1962 ha partecipato alla manifestazione Fluxus Festspiele internationale Neuester Musik a Wiesbaden in Germania ed è entrato a far parte del gruppo Fluxus, che ha conferito alla sua produzione una dimensione internazionale e ha incoraggiato le sue sperimentazioni anti-tecnica e anti-arte. L’anno successivo è diventato membro del Gruppo 70 a Firenze, le cui sperimentazioni erano volte all’interdisciplinarità e che poi sono sfociate nella “Poesia visiva”.

“L’anno 1972 rimane una pietra miliare per la carriera artistica di Chiari” spiega Casamonti, “con la prima delle sue tre partecipazioni alla Biennale di Venezia, e la sua presenza a Documenta a Kassel. Ma Giuseppe Chiari stesso ha dichiarato che il momento più memorabile del suo percorso artistico fu più semplicemente la sua improvvisazione sul piano al Museo Pecci a Prato nel 1990”.

Giuseppe Chiari, ‘Fluxus,’ 1992, Inchiostro su carta, cm 29 x 20, Courtesy Tornabuoni Art Parigi
Giuseppe Chiari, ‘Fluxus,’ 1992, Inchiostro su carta, cm 29 x 20, Courtesy Tornabuoni Art Parigi

Ma da dove deriva l’importanza di Giuseppe Chiari nella storia dell’arte?

“Chiari è stato, con Maurizio Nannucci, uno dei due soli artisti italiani appartenenti al movimento Fluxus, che fu all’avanguardia dell’arte internazionale dagli anni 1960 a 1990” dichiara Casamonti. “Giuseppe Chiari è stato anche un pioniere dell’ “action music”, trasformando i suoi concerti in performance che erano più spesso presentate in gallerie e musei che in sale da concerto. Chiari ha proposto un nuovo approccio al linguaggio, dove si incontrano le arti e i sensi, un linguaggio intuitivo ed espressivo che voleva rendere accessibile a tutti. È stato un artista che ha saputo giocare con i codici dell’arte, rendendola interdisciplinare”.

Dal punto di vista di mercato, la posizione di Chiari non è semplice data l’importanza della performance nella sua produzione artistica e la valenza concettuale delle sue opere. Inoltre Chiari era convinto che la cultura non dovesse essere venduta o comprata, per cui spesso regalava le sue opere, oppure le vendeva a prezzi bassi. Solo dopo la sua scomparsa, avvenuta a Firenze nel 2007, il mercato ha rivolto la sua attenzione a questo artista, ma rimane ancora tanto da fare perché sia giustamente riconosciuto. In asta le opere si vendono a qualche migliaia di euro, mentre nelle vendite private si arriva anche a decine di migliaia di euro.

“Il suo valore è molto sottovalutato, specialmente quando confrontato al valore delle opere di altri membri del Fluxus, come Beuys, Spoerri o anche Nannucci” spiega Casamonti. “A suo tempo erano le performance musicali che riscontravano maggior entusiasmo, ma oggi direi che sono i suoi spartiti, espressivamente dipinti e macchiati con i quali il pubblico sente più affinità, forse perché attraverso i colori e il movimento, invece di rendere lo spartito illeggibile, Chiari permette allo spettatore di percepire la musica con lo sguardo, anche se la persona non sa leggere le note. Penso che sia questa comprensione quasi istintiva dell’opera che attrae il pubblico”.

Giuseppe Chiari, ‘Mormorii della foresta in blu,’ 1988, Gouache su spartito su legno, cm 150 x 108, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Mormorii della foresta in blu,’ 1988, Gouache su spartito su legno, cm 150 x 108, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Colori,’ 1974, tecnica mista su carta su tela, cm 115,5 x 32, Courtesy Tornabuoni Art
Giuseppe Chiari, ‘Colori,’ 1974, tecnica mista su carta su tela, cm 115,5 x 32, Courtesy Tornabuoni Art

Il mercato internazionale di Chiari non è ancora molto sviluppato sebbene le sue opere siano conservate anche al MoMA di New York o al Museo Cantonale d’Arte di Lugano. “Oggi rimane più richiesto in Italia. Forse anche perché Chiari, a parte per le sue performance, non amava viaggiare” spiega Casamonti.

Il catalogo più completo dell’opera di Chiari è stato pubblicato da Tornabuoni Arte nel 2012 in collaborazione con l’archivio Giuseppe e Victoria Chiari di Firenze. Dal 10 luglio al 30 settembre 2015 Tornabuoni Art dedica a Giuseppe Chiari una mostra a Parigi.

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By SILVIA ANNA BARRILÀ

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