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Il mercato dell’arte: Emilio Vedova

Emilio Vedova, ‘...in continuum’, 1987-88, allestita nello studio dell’artista a Venezia ai Magazzini del Sale in occasione della mostra del 2011 organizzata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Courtesy Galleria dello Scudo Verona
Emilio Vedova, ‘…in continuum’, 1987-88, allestita nello studio dell’artista a Venezia ai Magazzini del Sale in occasione della mostra del 2011 organizzata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Courtesy Galleria dello Scudo Verona

VENEZIA – Nato a Venezia nel 1919, Emilio Vedova ha iniziato la sua carriera d’artista come autodidatta negli anni 30. Nel 1942 ha aderito al movimento antifascista “Corrente” e durante la guerra ha partecipato alla Resistenza. Nel 1946 ha firmato il manifesto “Oltre Guernica”, secondo cui la pittura doveva andare oltre alla figurazione. È stato, infatti, uno dei grandi protagonisti dell’Arte Informale e ha sostenuto la forza rivoluzionaria della pittura, del gesto e dell’astrazione. Nel 1948 ha partecipato per la prima volta alla Biennale di Venezia e poi ci è tornato regolarmente ricevendo riconoscimenti importanti, come il Gran Premio per la pittura alla Biennale di Venezia del 1960 e il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 1997.

Il suo valore è stato riconosciuto già in vita. Tra i suoi sostenitori c’è stata Peggy Guggenheim, incontrata nel 1947 a Venezia e poi diventata sua collezionista. Le sue opere sono conservate oggi alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia, oltre che in vari musei di tutto il mondo tra cui il MoMA di New York. La sua avventura americana è iniziata nel 1951 con la personale alla Viviano Gallery di New York. A questa prima mostra ne sono seguite altre da cui sono nate intense relazioni con la scena artistica americana. Oltre che come pittore il suo nome si è affermato come uomo di pensiero e docente grazie a diversi cicli di lezioni alle università americane.

“In queste occasioni Vedova ha affermato la sua teoria di una pittura che rompe le regole, di una gestualità che porta la pittura al limite” spiega il gallerista Massimo Di Carlo della Galleria dello Scudo di Verona. “Ma in realtà quelle che sembrano sciabolate casuali erano profondamente controllate. Già prima di iniziare aveva tutto il quadro dentro la sua testa”.

La sua è stata una carriera molto internazionale. Ha esposto non solo negli Stati Uniti, ma anche in Brasile, dove ha partecipato già alla seconda Biennale di San Paolo nel 1954 e ha vinto un premio che gli ha permesso di trascorrere tre mesi in Brasile, e in Germania, dove ha realizzato tra il 1963 e il 1964 la serie dell'”Absurdes Berliner Tagebuch” ed è stato presente a Documenta a Kassel nel 1955, nel 1959, nel 1964 e nel 1982.

Emilio Vedova, ‘Ciclo ’62 - (B.3)’, 1962, tecnica mista su tela, 145,5 x 185 cm, Courtesy Galleria dello Scudo Verona
Emilio Vedova, ‘Ciclo ’62 – (B.3)’, 1962, tecnica mista su tela, 145,5 x 185 cm, Courtesy Galleria dello Scudo Verona

“La sua fortuna è antica e guadagnata sul campo” commenta il gallerista Massimo Di Carlo, “ma dalla seconda metà degli anni 90 fino a oggi, c’è stata un’onda speculativa che ha esaltato l’arte contemporanea e ha messo in secondo piano alcuni grandi maestri soprattutto europei. Ora le cose stanno cambiando”. Un esempio di questa rivalutazione è la presenza di Emilio Vedova ad Art Basel 2015 nella sezione Art Unlimited con l’installazione pittorica “…in continuum”, presentata dalla Galleria dello Scudo. Si tratta di una serie di 102 dipinti realizzati tra il 1987 e il 1988 in cui la pittura si rinnova continuamente, riempie gli spazi e coinvolge lo spettatore.

Emilio Vedova, ‘...in continuum’, 1987-88, allestita nello studio dell’artista a Venezia ai Magazzini del Sale in occasione della mostra del 2011 organizzata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Courtesy Galleria dello Scudo Verona
Emilio Vedova, ‘…in continuum’, 1987-88, allestita nello studio dell’artista a Venezia ai Magazzini del Sale in occasione della mostra del 2011 organizzata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Courtesy Galleria dello Scudo Verona

“Tra le opere più ricercate sul mercato ci sono i dipinti degli anni 60, prodotti tra Europa e Stati Uniti, e quelli degli anni 80” spiega Di Carlo. “Negli anni 70 si è dedicato prevalentemente all’incisione. In questi anni sono nati importanti cicli di ispirazione politica, come il “Ciclo Spagna”, “Agli studenti americani”, “Cuba sì”. È stato un abilissimo incisore e ha sperimentato diverse tecniche”.

Gli anni 80, invece, sono gli anni dei grandi tondi, dipinti su entrambi i lati e con un diametro di quasi tre metri. “È una pittura molto aggressiva, apprezzata molto nel Nord Europa e in particolar modo in Germania” spiega Di Carlo. Le opere di Vedova sono conservate nella collezione della Neue Nationalgalerie di Berlino, mentre la Berlinische Galerie di Berlino gli ha dedicato un’importante retrospettiva dopo la sua morte, avvenuta nel 2006.

Nello stesso anno della scomparsa dell’artista è nata a Venezia la fondazione a lui dedicata, voluta dall’artista stesso. Ogni anno mostra il lavoro di Vedova affiancandolo a quello di altri grandi artisti, come Anselm Kiefer, Roy Lichtenstein, Alexander Calder. Anche la galleria austriaca Thaddaeus Ropac – che da maggio 2015 rappresenta il lascito di Vedova – ha posto l’opera dell’artista veneziano in dialogo con un altro grande maestro della pittura contemporanea, Georg Baselitz, che è stato suo amico ed estimatore.

“Anche negli Stati Uniti l’opera di Emilio Vedova comincia di nuovo ad essere apprezzata” commenta Di Carlo. “Dopo la fortuna degli anni 60-70, è stato messo da parte per una questione di politiche culturali. Venivano mostrati gli espressionisti astratti americani, mentre Vedova è fortemente legato alla cultura italiana e in particolare veneziana, alla gestualità estrema di Tintoretto e Tiziano e al vorticismo del Futurismo e di Boccioni. Oggi si guarda ai contenuti per cui viene dato la giusta attenzione ad un grande maestro europeo come Vedova”.

Emilio Vedova, ‘Da Dove ’83 – 12’, 1983, idropittura, pastello, cemento, sabbia su tela, 200 x 300 cm, Courtesy Galleria dello Scudo Verona
Emilio Vedova, ‘Da Dove ’83 – 12’, 1983, idropittura, pastello, cemento, sabbia su tela, 200 x 300 cm, Courtesy Galleria dello Scudo Verona

I prezzi per le opere di Vedova presso la Galleria dello Scudo sono sui 600.000-700.000 euro per una grande tela degli anni 60 (1,2 x 2 m) e sui 400.000 euro per le tele di 2,35 x 2,35 metri degli anni 80. I grandi tondi, molto rari, dipinti su fronte e retro degli anni 80 quotano sui 700.000-800.000 euro.

Le opere su carta degli anni 60 (100 x 70 cm) costano sugli 80.000-100.000 euro, mentre quelle degli anni 80 sono sui 60.000-70.000 euro. Le opere del ciclo in bianco e nero “De America” del 1976-77, rarissimo, di 2 x 2 metri, costa 300.000-350.000 euro. Le incisioni (50 x 70 cm e 70 x 10 cm) partono da 2.000 euro.

By SILVIA ANNA BARRILA

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